I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

martedì 26 febbraio 2013

Post Scriptum al Politecnico di Torino


Siamo lieti di annunciare che, per il quinto anno consecutivo, Post Scriptum parteciperà al Workshop sul Game Design del prestigioso Politecnico di Torino, dedicato agli studenti del corso di Disegno Industriale.

Fin dalla prima edizione abbiamo collaborato con entusiasmo a questa iniziativa, dedicando la nostra lezione al lato più pratico della realizzazione di un gioco, ovvero la scelta dei materiali e qualche piccolo segreto per rendere i componenti di un gioco il più ergonomici possibile.

L'evento, organizzato da Alessandro Dentis (in qualità di "infiltrato del mondo dei giochi nel Politecnico"), si propone di dare agli studenti le basi per creare fisicamente dei nuovi giochi. Al mattino ci saranno le lezioni, mentre al pomeriggio potranno provare alcuni titoli già editi (grazie alla collaborazione degli instancabili ragazzi di GiocaTorino) e soprattutto sfornare le loro creazioni, che verranno poi valutate alla fine.

Il programma del workshop è il seguente:

LUN 25/02/2013 - Marco Donadoni
Introduzione e lezione sul lavoro di gruppo e sui giochi nella storia

MAR 26/02/2013 - Andrea Chiarvesio
Progettare un gioco: idee, prototipi, playtest

MER 27/02/2013 - Paolo Vallerga
Packaging, illustrazione, grafica e marketing

GIO  28/02/2013 - Mario Sacchi
Materiali, analisi, preproduzione e realizzazione

VEN 01/03/2013 - Marco Donadoni
Debrief finale e analisi degli elaborati

    Tutti i "docenti" (fra virgolette perché si tratta di professionisti dei giochi e non dell'insegnamento) offrono la loro esperienza a titolo gratuito. Personalmente possiamo dire che è una bella esperienza e che speriamo possa contribuire ad allargare un pochino quegli orizzonti ludici che in Italia sono purtroppo ancora limitati. Aderiamo sempre con piacere a questa proposta e, visto che lo fanno anche i nostri "colleghi", pensiamo che condividano lo stesso entusiasmo.

    Forse è solo un piccolo passo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare!

    mercoledì 20 febbraio 2013

    Ancora sulla percezione dei giochi


    Ieri sera, in Ludoteca, abbiamo avuto modo di far provare Caligula a dei ragazzi che ancora non lo conoscevano. Era da un po' che non ci giocavamo (si sa che, dopo il primo periodo di full immersion successivo all'uscita di un gioco, si tende a tirare un po' i remi in barca e a giocare ad altro), ma come sempre ci siamo divertiti molto.

    Che il gioco piaccia a noi che l'abbiamo pubblicato non è una sorpresa (anche perché tutte le cose che non ci convincevano sono state sistemate prima di pubblicarlo), ma dopo tre anni dalla sua uscita siamo riusciti ad osservarlo in modo più distaccato e oggettivo.

    Caligula è un gioco complesso. Molto! Una partita ben giocata richiede una pianificazione non banale e ogni errore si può pagare a caro prezzo. C'è un'altissima interazione con gli avversari (sia diretta che indiretta), l'incidenza del fattore fortuna è limitata e normalmente chi gioca meglio vince, ma è molto difficile che vada in fuga senza dare agli altri speranze di raggiungerlo. Alle meccaniche di tattica e bluff si mischia anche la diplomazia in un mix che a fine partita ci lascia sempre soddisfatti.

    Tutte queste caratteristiche sono senz'altro positive, e il gioco ha anche venduto praticamente tutte le copie stampate, ma...

    Ma in realtà ci sembra che non sia conosciuto come meriterebbe e di fatto al momento non ci sono i presupposti per una ristampa. All'inizio ciò ci rattristava, ma ora, a mente serena, capiamo tranquillamente perché questo avvenga.

    Il discorso si riallaccia a quello che facevo in questo postnella scatola piccola la gente si aspetta un gioco sempliceNoi avevamo scelto questo formato per dare la possibilità di acquistare un giocone a meno di 20 euro, pensando che questa caratteristica si sarebbe rivelata un punto di forza di Caligula, ma probabilmente non si è rivelata una scelta corretta. Pubblicarlo in una scatola grande, con carte di formato maxi, magari con un tabellone (sia pur sostanzialmente inutile ai fini del gioco), probabilmente sarebbe stato meglio, anche se al pubblico sarebbe costato il doppio, perché la gente si aspetta di spendere il doppio per  un titolo di questa complessità.

    Quello che allora non avevamo ancora completamente capito è che avere buone meccaniche e una buona grafica a volte non è sufficiente. Bisogna centrare il target, se non vogliamo che un titolo in cui crediamo diventi solo una gemma nascosta, sconosciuta ai più.

    Eh sì, non è mica facile fare gli editori :)

    giovedì 14 febbraio 2013

    Il torneo giusto nel posto giusto


    Ieri sera, presso la Ludoteca Galliatese si è svolto il primo torneo di Carcassonne, a cui hanno partecipato ben 26 iscritti. 
    Un altro torneo che ricordo con piacere è il multigame di Puerto RicoAgricola e Alta Tensione tenutosi a novembre presso i Custodi del Lago. Sicuramente più scoraggiante per via dei titoli complessi e del fatto che impegnava un'intera giornata, ha comunque raccolto 14 partecipanti.

    Entrambi i tornei erano a carattere amichevole, ovvero non sanzionati da alcuna organizzazione ufficiale e si sono svolti in un'atmosfera molto piacevole.
    In altre occasioni, con SlowGame, abbiamo organizzato tornei sotto l'egida della Board Game League (che ho visto nascere e dei cui organizzatori sono amico), ottenendo risultati inferiori, nonostante fossero spesso Master regionali.
    Il motivo non è difficile da comprendere: il torneo ufficiale intimorisce di più: bisogna fare bella figura, bisogna giocare bene, magari arriva gente da fuori, magari è gente che chiama l'arbitro per ogni minima cosa, magari faremo una mossa che regalerà punti a qualcuno e qualcun altro ci sgriderà, ecc.
    Magari, cosa da non sottovalutare, non sappiamo perfettamente le regole del gioco e nel torneo amichevole possiamo chiederle, mentre in quello ufficiale ce ne vergogniamo. 
    Lo so: due esempi sono pochi per trarre conclusioni, però bastano per indurre a una riflessione. Da editore e, prima ancora, da giocatore, sono forse troppo abituato a considerare tutti gli appassionati come gamers, sempre attenti al dettaglio di ogni regola e sempre pronti a lottare su ogni punto, ma in realtà non è così. In ogni associazione ci sono i soggetti competitivi (di cui mi pregio di essere un pessimo esemplare), ma sono molti di più quelli che vogliono giocare tranquilli e rilassati solo per divertirsi e senza neanche (orrore!) voler per forza vincere. Il torneo amichevole, in questo senso, è davvero una gran bella soluzione: si gioca con i propri amici, senza eccessivi formalismi (di fatto, si ride e si scherza da un tavolo all'altro), ma con un impegno un po' maggiore del solito, fosse anche solo per vincere una medaglia ritagliata nel cartone. Si prendono in giro i propri avversari che arrivano dietro in classifica, si accampano scuse fantasiose con quelli che arrivano davanti, si insulta tutti in coro quello a cui continuano ad arrivare notifiche sul cellulare (per tutelarne la privacy lo chiamerò Paul Hetty) e, soprattutto, si impara meglio un gioco, che spesso e volentieri, come negli esempi indicati, è un gioco bello.
    In sostanza, si fa associazionismo nel migliore dei modi, quindi viva i tornei amichevoli e la loro spensieratezza :)

    PS: Questo post sembra forse banale e per qualcuno sarà senz'altro la scoperta dell'acqua calda, ma come è successo a me in prima persona, forse anche ad altri può succedere di essere troppo addentro al mondo ludico classico per rendersi conto che l'evento organizzato in modo "leggero" possa essere la scelta migliore per fare quello che davvero ci interessa: divertirci coi nostri amici.

    PPS: Nel torneo di Carcassonne sono arrivato quarto e in quello multigame quinto. Ovviamente se li avessi vinti sarebbe stata la prima cosa che avrei scritto all'inizio del post ;)

    mercoledì 6 febbraio 2013

    Nuovo gioco per Post Scriptum: ThémAtik!


    Alla Fiera dei giochi di Norimberga, si sa, si cammina tanto, si parla con mille persone, si bevono litri di caffè e, soprattutto, si stringono accordi commerciali.

    È principalmente così che i prototipi che selezioniamo durante l'anno diventano poi veri giochi. È successo quest'anno (e ne vedrete presto i frutti) ed è successo gli anni scorsi.

    In questo modo, a Norimberga 2012 è nata la collaborazione con Cocktail Games, che fra poco si concretizzerà in ThémAtik di Carlo Emanuele Lanzavecchia!

    Il gioco è infatti annunciato in uscita (in Francese) per il Festival des Jeux di Cannes.

    Carlo, secondo noi, è davvero un autore dalle ottime idee. Avevamo già avuto modo di visionare qualche suo prototipo in passato e a Idea G 2012 non ci siamo fatti sfuggire l'occasione di aggiudicarci ciò che allora si chiamava Word Hunters.

    Il gioco ci ha subito conquistato per la sua semplicità ed allegria e per il modo in cui spinge tante persone ad accalcarsi intorno a un tavolo per essere le più veloci di mente e di mano. L'abbiamo portato senza indugio in Germania, dove, grazie anche a Paolo Vallerga di Scribabs, abbiamo preso appuntamento con Cocktail, che ha subito aderito con entusiasmo all'idea di questa collaborazione.

    Così, in un tempo editorialmente molto breve, questo nuovo titolo è pronto per arrivare nei negozi. La sua genesi è stata divertente e veloce, proprio come una partita a ThémAtik!

    venerdì 1 febbraio 2013

    A gennaio 2013 ho giocato a...

    Giusto oggi mi hanno chiesto "ma tu, da quando sei diventato editore, giochi ancora o ne hai la nausea?"
    Non so... Voi cosa ne pensate?

    A gennaio ho giocato a (in ordine cronologico):

    Perudo
    Letters From Whitechapel (2)
    Vasco da Gama
    Fiasco
    Olympicards
    Lupus in Tabula (3)
    Niagara
    Florenza
    Steam
    Bang!
    Clans
    Lords of Waterdeep
    Castles
    Fluxx
    CItadels 
    Letter of Marque (2)
    To Court the King
    Egizia

    Anzi, in realtà questo mese sono stati meno del solito, perché con Norimberga alle porte, molte serate ludiche sono state dedicate al playtest. Francamente mi spiace molto per quegli addetti ai lavori che non riescono più a trovare l'entusiasmo per sedersi con gli amici e divertirsi (o anche incazzarsi, perché no?) intorno a un tavolo.
    Io non farei altro dalla mattina alla sera :)