I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

mercoledì 15 marzo 2017

Febbraio 2017: giochi fallati e customer care.

L'esclusiva Business Lounge di Cannes
Ed eccoci qua, al secondo blog del 2017, che sarà anche il secondo con la nuova incredibile formula inaugurata il mese scorso! Si è anche trattato del secondo mese di lavoro insieme a Tambu, che ho sfruttato principalmente per le sue capacità sia organizzative che grafiche, da un lato facendogli sistemare e mettere in ordine gli appunti che ho preso a Norimberga (a cui sono andato da solo perché ormai era già tutto prenotato da tempo e aggiungerlo sarebbe stato problematico), dall'altro facendogli preparare presentazioni e schede dei vari giochi da mandare ai clienti dopo gli appuntamenti.
Si sta confermando un acquisto prezioso, come previsto :)
Per premiarlo(*) l'ho anche portato insieme a me (e al mio prezioso Famiglio) a Cannes, dove ha presenziato ai suoi primi appuntamenti B2B (business to business, per quei due che ancora non conoscessero questa sigla), nello spazio vip vista mare super esclusivo! E credo gli sia piaciuto :)
(*in realtà per farlo lavorare e per far tirare a lui il trolley con prototipi e giochi editi)

Quindi in totale ecco la sezione che più interessa a chi vuole vedere il mondo degli editori da vicino!

A cosa abbiamo lavorato
  • Ai giochi futuri, ovviamente. A Norimberga si è parlato sia di nuove edizioni dei nostri giochi già editi, sia di nuovi progetti, alcuni presi a Idea G appena un paio di settimane prima della fiera, altri già in nostro possesso da tempo. Abbiamo tante belle idee sottomano e speriamo di pubblicarne il più possibile.
  • Prima, durante e dopo Cannes invece ci siamo dedicati principalmente a Touché! Eh, sì, finalmente siamo entrati in fase più concreta di sviluppo: abbiamo visto parecchio entusiasmo nel team Repos riguardo al gioco e siamo molto eccitati all'idea di portare avanti questo progetto con loro. Ci avevano detto che avremmo dovuto aspettare prima di iniziare seriamente a dedicarci a questi nostri moschettieri, ma finalmente il momento è giunto e siamo convinti che sia valsa la pena attendere pur di collaborare con loro. Il prodotto ci sembrava già ottimo quando lo stavamo per pubblicare noi, ma adesso ci sembra molto più bello! L'unione sta davvero facendo la forza, in questo caso. Uno per tutti, tutti per uno!
  • Nel frattempo, ovviamente, si continua anche con Grandi Laghi. Abbiamo ingaggiato un esperto di cultura irochese a cui stiamo sottoponendo tutte le bozze di Alan D'Amico man mano che arrivano. Ci stiamo appassionando sempre più al tema e abbiamo tutta l'intenzione di sfornare un prodotto con un'ambientazione davvero curata. A livello di playtest, ormai siamo davvero in dirittura d'arrivo: rimangono ancora un paio di tessere Progresso da tarare a perfezione, ma il gioco gira benissimo e ci appassiona a ogni partita. Bene così!
  • Concludiamo dando il giusto spazio anche a Drizzit, di cui è prevista una nuova uscita a Play: si tratta della scatola che contiene le carte già pubblicate nell'album Print & Play sulla pagina facebook di Post Scriptum, ma con Bigio e Andrea ne abbiamo sfornate altre 5 esclusive... E abbiamo inoltre lavorato all'albetto allegato Drizzit Classics, scegliendo il formato e i contenuti più succosi possibili per valorizzare queste strisce che molti appassionati aspettavano da tempo. Non vediamo l'ora di averlo fra le mani!

Cosa hanno detto di noi
Dopo i tanti articoli dei mesi scorsi, comprensibilmente causati dalle tante uscite di fine anno, in questo mese ne segnalo solo un paio:

  • La recensione di Ziuq da parte di BoardGameFriends, scritta nel solito scanzonato stile di Albo, che ha catturato in pieno lo spirito del gioco;
  • La ludografica di Geek.pizza dedicata a Time Bomb, che ne spiega il funzionamento in modo molto semplice e chiaro. Non che sia un gioco difficile, eh... Però questa paginetta rende bene l'idea. E poi volete mettere la soddisfazione di leggere "Ho voluto provare a tutti i costi Time Bomb a causa di quella P e quella S sulla scatola, perché da un po’ di tempo ho fatto voto di giocare a tutti i giochi a cui lavora Post Scriptum, dai più articolati come Kepler 3042 fino ai più semplici, come questo e nemmeno questa volta sono rimasto deluso" :)
  • Aggiungo poi un terzo link, in cui non si parla direttamente di noi, ma che ci riguarda in qualche modo: l'intervista che Dado Critico ha fatto a Bigio e Alan D'Amico su Idee Ludiche. Non ne sapevamo nulla ed è stata una piacevole sorpresa leggere questo post dedicato proprio a due nostri fidati collaboratori. Come ho scritto più volte, creare giochi è un lavoro di squadra, in cui sono sempre coinvolte persone che abbiamo scelto nel tempo e che apprezziamo per la loro serietà e la qualità del loro lavoro. Bigio e Alan sono due ottimi esempi in questo senso e siamo intenzionati a realizzare tanti altri bei progetti con loro.

La polemica del mese
Allora... In realtà di polemiche iniziate a febbraio ce ne sono state almeno 2, però una, riguardante le traduzioni dei giochi localizzati, è iniziata il 28 e poi si è sviluppata a marzo (quindi magari ne parlerò nel prossimo blog), mentre l'altra ha riguardato la gestione dei gruppi Facebook sui giochi da tavolo e non mi sembra sia un argomento interessante di cui parlare qui. Diciamo che le ho citate solo per far capire che l'universo social legato ai giochi è davvero animato e a volte turbolento e credo che gli addetti ai lavori lo debbano seguire con attenzione. In parte questo avviene e penso che sia un bene, perché non in tutti i settori succede che un utente qualunque scriva una considerazione su un gioco e gli risponda il capo della casa editrice che l'ha pubblicato (e non parlo solo di editori piccoli come noi). Questo filo diretto secondo me è prezioso e a volte anche divertente.
Quindi niente polemica del mese? Ni, nel senso che non linko nessun post in particolare, ma vorrei spendere due parole su un'abitudine abbastanza diffusa, sia su gruppi pubblici, sia su gruppi privati, sia su forum vari, ovvero quella di scrivere che il tal gioco spedito dal tal rivenditore o pubblicato dal tale editore è arrivato con scatola rovinata o pezzi mancanti e/o con errori di stampa.
Personalmente vorrei scoraggiare questa pratica, perché avendo vissuto episodi simili sia da acquirente, sia da venditore, ho sempre risolto tutto con il contatto diretto: quando ho chiesto di ricevere pezzi sostitutivi li ho sempre ricevuti, e quando mi è stato segnalato di spedirli a mia volta, li ho sempre sostituiti a mie spese. In caso di errori di stampa, ho richiesto foto che documentassero, ma per rendermi conto del tipo di errore, non per sfiducia nei confronti dell'interlocutore. Capisco che invece magari un negozio chieda le prove d'acquisto e non trovo la cosa fuori luogo: dopotutto ogni scatola di un gioco Post Scriptum, in un modo o nell'altro, arriva sempre da Post Scriptum, mentre un negoziante ha diritto di sapere se il cliente è effettivamente un cliente.
La cosa più importante, però è che cose come queste possono capitare e non hanno nulla a che fare con la qualità o la professionalità di un editore (e men che meno di un negoziante): quasi nessun editore al mondo stampa e assembla in casa. Un gioco da tavolo è il risultato di un processo produttivo che coinvolge parecchi fornitori: non esiste un macchinario che fa plastica, legno, carte da gioco e tabellone tutto insieme. Ogni fornitore ha i macchinari che fabbricano uno specifico elemento e alla fine qualcuno (di norma la cartotecnica che stampa fisicamente la scatola) li riceve tutti e li assembla.
Ormai ho lavorato a 36 giochi, in carriera, e mi sono avvalso di tanti fornitori diversi. Ognuna di queste ditte al suo interno ha dei dipendenti che fisicamente contano i vari elementi, li dividono per colore e li insacchettano. Succede così per chi fa il legno, la plastica, i mattoncini, gli animaletti gommosi e tutto il resto. Alla fine questi sacchetti confluiscono tutti nel magazzino della cartotecnica scelta per il gioco in questione, dove un'altra persona prende i vari sacchetti e li inserisce nella scatola finale, insieme a tutti gli altri elementi. Dopodiché mette un certo numero di scatole in un cartone, un certo numero di cartoni su un pallet e altre persone si occupano del trasporto fino al mio magazzino. Solo a quel punto io vedo fisicamente le scatole prodotte (a volte ho già visto dei campioni di preproduzione, ma non sempre, e comunque non è detto che siano uguali).
Tutto questo serve per dire che, se un gioco ha un problema in tutte le sue scatole (per esempio se in tutte le scatole di Kepler-3042 mancasse un cubo nero), allora è effettivamente possibile che io abbia sbagliato a dare istruzioni al fornitore, ma se manca un singolo cubo in una singola scatola... Beh, l'utente che acquista la scatola sfortunata ha tutto il diritto  di scrivermi e chiedere la spedizione a mie spese dell'elemento mancante o fallato (e in effetti è successo), ma se andasse su un forum a scrivere che i miei giochi non sono curati per questo motivo, mi darebbe fastidio.
Si noti che ciò può succedere anche per stampe decentrate o incomplete: se sono presenti in tutte le scatole, allora c'è un problema nel file, quindi è possibile che sia effettivamente un errore dell'editore, ma se è presente solo in poche scatole, è semplicemente un foglio andato fuori asse di cui l'operaio assemblatore non si è accorto.
Certo, se un fornitore sbagliasse SEMPRE l'assemblaggio di tutti i giochi nonostante abbia ricevuto istruzioni precise e l'editore continuasse a servirsi di lui, allora effettivamente non starebbe mettendo la qualità al primo posto, però io di fornitori che sbaglino in questo modo finora non ne ho mai incontrati.
Semplicemente, è un lavoro ripetitivo, meccanico, che qualcuno definirebbe alienante, svolto da persone che possono sbagliare, ogni tanto. Ma nessun editore può essere fisicamente presente mentre gli addetti dei vari fornitori assemblano i suoi materiali (e non sto parlando di produzioni in Cina, eh: sarebbe impossibile anche realizzando ogni componente in Italia), quindi possiamo concludere questo paragrafo con la frase "Non è mica da questi particolari che si giudica un editore".

A cosa ho giocato
A Grandi Laghi :)
Tanti, tanti playtest ancora, e pochi giochi editi.
Oltre ai consueti appuntamenti del lunedì, mercoledì e venerdì, ho portato avanti la solita serata ludica mensile alla Ca' Buiota, con affluenza davvero notevole e ho partecipato, insieme a SlowGame, a un'iniziativa per bambini organizzata a Gozzano, vicino alla nostra sede, per carnevale, ma in queste occasioni ho spiegato tanto e giocato poco.
Un po' meglio è andata alla domenica ludica dei Custodi del Lago (che sta diventando un altro appuntamento mensile), in cui ho ovviamente playtestato, ma visto che durava tutto il giorno sono riuscito anche a fare qualche partita ad altro.
In totale, quindi, solo 11 giochi.

In ordine cronologico:

Zagor: odissea americana
La festa per Odino
Mamma mia!
Formula Dé
Keep talking and nobody explodes
Sator - Malleus Maleficarum
Drizzit: il gioco di carte (con entrambe le espansioni)
Sushi dice (2)
Black Stories (2)
Picassimo
Mot pour mot


  • Due parole su Formula Dé, quindi! Era un gioco che mettevo in borsa già da mesi, per le serate alla Ca' Buiota, perché lì spesso ci sono gruppi molto numerosi, però non l'avevo mai fatto giocare, principalmente per via della durata. Stavolta l'ho proposto (anzi, imposto) perché c'erano tanti gruppi da gestire e ammetto biecamente che volevo tenerne impegnato uno per parecchio tempo così da seguire gli altri.
    Problema: mentre lo spiegavo mi è venuta voglia di rigiocarci e mi sono seduto anch'io :)
    Sì, perché questo gioco, che è vecchio, lungo e ingombrante, ha comunque un fascino magnetico su di me. Che non sono un appassionato di Formula 1, né di nessun altro tipo di automobilismo, beninteso. E ben mi rendo conto che l'enorme downtime fra un turno e l'altro, che di fatto mi permetteva di spiegare altri giochi ad altra gente mentre muovevano i miei avversari, sia un difetto. Anche la durata di un'ora e mezza per una partita da un solo giro e senza qualificazioni è eccessiva, senza dubbio (sì, anche se eravamo in nove a giocare), però che vi devo dire? Ha fascino. Ha fascino perché davvero secondo me esprime il bello e il brutto del dado, ovvero l'imprevedibilità. C'è gestione, in questo gioco. C'è tattica, c'è esperienza e fra un campione e un giocatore alle prime armi, 8 volte su dieci vincerà il campione, però ogni mossa è emozionante e quando il dado si ferma si possono sentire urla e strepiti per opposti motivi.
    Quindi sì, sto parlando di Formula Dé, ma più ancora sto parlando di tutto un universo di giochi che fanno leva su sentimenti irrazionali, in cui magari ci sono anche pianificazione, gestione del rischio e tattica, ma poi quando si arriva al momento del lancio, un singolo risultato imprevedibile causa esplosioni di giubilo o rabbia.
    Ma quelli che dicono semplicemente "i giochi di dadi non sono veri giochi" (e ne conosco tanti) temo non lo capiranno mai :(