I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

venerdì 28 giugno 2013

Post Scriptum al Politecnico di Milano. Prima parte: considerazioni.

Maresa Bertolo e Mario Sacchi si preparano a cominciare.
Martedì 25 giugno, come da programma, si è svolta l'ultima lezione del Corso di Game Design del Politecnico di Milano, tenuto dalla docente Maresa Bertolo, ricercatrice del Dipartimento di Design, e da Ilaria Mariani, Cultore della materia e PhD Candidate.
Per l'occasione, le organizzatrici hanno chiamato a parlare Mario Sacchi, in rappresentanza di Post Scriptum per dare agli studenti una testimonianza diretta di cosa sia il lavoro di editore e, successivamente, per valutare e commentare i regolamenti dei loro giochi. Di questo secondo argomento parleremo in un altro post, mentre ora vorremmo riassumere, per i lettori del blog, le considerazioni e le domande relative alla prima parte della lezione.
In sostanza, si è parlato del mestiere di editore, descrivendolo come un mix fra imprenditoria e creatività, condito con una considerevole disponibilità a spostarsi per andare a incontrare di persona clienti, fornitori, autori, o chiunque altro sia interessante conoscere, compresi i semplici appassionati.
I ragazzi hanno mostrato una certa curiosità per l'argomento, facendo domande, per esempio, sul rapporto fra autori ed editori e sull'impatto del gioco online su quello in scatola. Ne è emersa una piacevole chiacchierata fra Mario, Maresa e qualche studente più intraprendente degli altri, di cui non stiamo a riportare i dettagli, ma di cui vorremmo condividere le conclusioni.

Siamo fermamente convinti, come già espresso da Mario in questo post, che il mondo dei giochi sia un settore in cui è davvero possibile trovare uno sbocco lavorativo, alla faccia della crisi: il settore dei giochi continua a funzionare, per vari motivi:

  • è economico: con una scatola possono giocare in media 4 persone per svariate serate;
  • è aggregativo: intorno al tavolo si cementano le amicizie (e le rivalità!), e lo svolgimento della partita offre sempre numerosi spunti di discussione, a volte accesa, a volte canzonatoria, ma quasi sempre interessante e divertente;
  • è stimolante: si può lasciare da parte la propria "banale" identità e calarsi nei panni di un generale, una spia, uno zombie, un detective, un astronauta o chissà che altro, partecipando in modo attivo allo svolgimento della partita (a differenza di ciò che accade, per esempio, con libri o film);
  • è innato: giocare è un desiderio che tutti abbiamo fin dai primi mesi di vita;
  • è vasto: le tipologie di gioco sono tantissime, da quelli tradizionali, a quelli da tavolo, di ruolo, di miniature, agli astratti, ai collezionabili, alle app e ai videogames. Difficile che a una persona non ne piaccia neanche una.
Tutto ciò permette al mondo dei giochi di continuare a esistere anche in una società in cui la gente sta iniziando a rinunciare ad altri tipi di svago. Anzi, il discorso diventa ancora più promettente se viene esteso al mondo dei giochi su smartphone, che coinvolge un'utenza ancora più vasta (anche perché spesso le app possono essere scaricate gratuitamente).
Noi lo vediamo con i nostri occhi in ogni fiera, o frequentando community dedicate al gioco: i nuovi editori di giochi in scatola (e le nuove startup per quelli più tecnologici) continuano a nascere tutto intorno a noi, creando, ovviamente, anche nuovi posti di lavoro. Ovvio: si tratta di posti di lavoro certamente non solidi, e a volte anche poco (o pochissimo, o per nulla) pagati, perché sappiamo bene come questo mondo sia davvero pieno di opportunità, ma anche di vicoli ciechi: il successo di un gioco, e quindi dell'azienda che ci sta dietro, è determinato anche dal caso, o meglio dalla fortuna di aver avuto l'idea giusta nel momento giusto.
Ma dopotutto, non è forse così anche per molti altri settori, dove anzi non esistono neppure queste opportunità?
E soprattutto, avendo conoscenza, professionalità e sacrificio (oltre che, ovviamente, creatività), si può emergere in mezzo a tanti altri che sono convinti che fare giochi sia un gioco!

Quello del game designer è ancora un mestiere poco considerato, e spesso viene affidato a persone che fanno già parte dell'organigramma con altri compiti.
Per questo ci ha fatto immensamente piacere partecipare a questa lezione e conoscere i ragazzi del corso: perché formare dei game designer preparati a livello teorico, dando loro anche il compito di realizzare almeno un primo gioco a livello pratico, può aprire concrete possibilità lavorative per i ragazzi e, cosa non meno importante, può alzare il livello di professionalità all'interno del settore.
Certo, non basta un corso di un semestre per imparare il mestiere, ma è un ottimo punto di partenza!

lunedì 10 giugno 2013

Pubblicare un gioco: da dove si parte?

Giochi sul nostro tavolo è un interessante blog che si occupa, ormai da qualche anno, di giochi ad ampio raggio, con recensioni, interviste e articoli di divulgazione varia.
Per esempio, ai tempi di Caligula, apparvero diversi articoli di approfondimento sul gioco e sulla vita editoriale di Post Scriptum , con commenti e retroscena svelati dall'editore.
Ora, memori di quell'esperienza e grazie a un rapporto di collaborazione ormai consolidatosi nel tempo, i redattori ci hanno coinvolto nuovamente per un articolo di carattere più generale, sul rapporto fra aspiranti autori ed editori.
Per capire di che si tratta, basta leggere le parole introduttive di Fabio:
Con il passare del tempo, di pari passo con la crescente conoscenza dei titoli sul mercato, si sviluppa anche la curiosità degli appassionati sul 'dietro le quinte' del nostro mondo, tanto che gli articoli che stiamo dedicando alle varie case editrici raccolgono sempre un gran numero di letture.
Mi è inoltre successo diverse volte di essere contattato da alcuni lettori per consigli sulla pubblicazione di loro creazioni, dialogando sempre a lungo con loro sui modi, tempi e costi che si devono affrontare per tradurre l'idea di un gioco nella scatola che si vede negli scaffali.
Il processo è lungo ed attraversa diverse fasi, sulle quali ho pensato di cercare di gettare un po' di luce, ricorrendo anche all'expertise di addetti ai lavori: parto quindi con questo articolo, che dedico ai primissimi passi da compiere nel cammino per la pubblicazione, trovando stavolta come interlocutore Mario Sacchi, della Post Scriptum.

Da parte nostra, abbiamo accettato con entusiasmo di fare questa chiacchierata, che abbiamo trovato molto interessante. Se anche voi pensate che possa esserlo non vi resta che andare a leggerla!

mercoledì 5 giugno 2013

A maggio 2013 ho giocato a...

Mese densissimo di impegni, fra cui spiccano Firenze Gioca e il Torneo multigioco F. Besozzi (che ha richiesto, oltre a quelle di quel giorno, anche soverchie altre partite di allenamento).

In ordine cronologico:

7 Wonders
King of Tokyo (3)
El Grande (3)
Agricola (2)
Jerusalem
Thématik (2)
Ark & Noah
The Resistance (2)
Dominion
Wings of war
St. Petersburg
Senji
Kingsburg (con espansione To Forge a Realm)
Carcassonne
Dungeon Fighter
Galaxy Trucker
Crash! The bankrupt game
Trajan
Asgard
Ready to rock!
Caligula
Riff Raff
K2

Per alcuni giochi si trattava della mia prima partita:

  • Senji di per sé non mi è dispiaciuto: la meccanica di scambio carte mi sembra decisamente valida e quella di pianificazione delle azioni è già ben collaudata, ma la regola di poter sacrificare l'ostaggio come ritorsione per una sconfitta in combattimento inserisce proprio il tipo di sensazione che a me piace meno: come ben sa chi mi conosce, non amo per nulla l'interazione diretta, soprattutto nei giochi gestionali, perché non sopporto che mi venga toccato ciò che è mio, scombinandomi i piani. Ora, è chiaro che un gioco di menare come questo è interamente basato sull'interazione diretta, ma il fatto che intervenga a combattimento finito, e che tolga punti non mi piace per nulla. Se togliesse soldati o altro la sopporterei di più. Capisco perché gli autori l'abbiano messa, ma la trovo davvero poco elegante. Infatti sono arrivato ultimo :(
  • A Trajan avevo già giocato qualche volta, ma sempre con troppo intervallo fra una partita e l'altra: mi ha comunque confermato la buona impressione già avuta in passato: nel gioco praticamente tutte le azioni fanno punti, ma tutto si regge intorno alla meccanica del Mancala, che rende difficile fare sempre quello che si vuole. Personalmente, ho cercato di pianificare sempre qualche mossa avanti, in funzione della posizione dei cilindretti. Sono arrivato secondo, staccato di qualche punto, ma la partita mi ha dato sensazioni positive perché avevo l'impressione di stare portando avanti un piano.
  • Finalmente sono riuscito a giocare ad Asgard: il suo autore, Pierluca Zizzi, ce lo aveva proposto cinque anni fa, quando ancora si chiamava Oniria ed era molto diverso da ora. Lo avevamo sviluppato per un po', ma poi avevamo preferito puntare su Caligula, lasciando libero Pierluca di portarlo a What's your Game? e trasformarlo nel gioco che è ora. Gli anni e il lavoro di sviluppo gli hanno dato un'impronta caratteristica di questa casa editrice, ampiando di parecchio le possibili scelte, con un insieme di regole che trasmette quasi l'impressione di stare giocando a più giochi contemporaneamente, lasciando forse un po' spaesati, alla prima partita. Nel complesso, mi sono divertito: ho vinto stando in testa dall'inizio alla fine, anche se ho subito una rimonta finale che ha portato il mio vantaggio a ridursi quasi del tutto, il che mi sembra positivo, perché è giusto che un gioco non lasci mai troppo tranquillo chi è in testa. Mi riprometto di giocarlo di nuovo al più presto.
  • Riff Raff è semplicemente geniale, quantomeno dal punto di vista del marketing. Il gioco in sé è un filler divertente e molto scenografico :)
  • K2 mi ha colpito: confesso che lo avevo sempre sottovalutato, convinto che fosse un giochino da poco (forse per la copertina, boh), ma trovo che non sia per nulla banale. L'incidenza della fortuna mi sembra nella giusta quantità e mi piace molto la possibilità di decidere quanto rischiare salendo per la montagna. La partita è stata un testa a testa molto serrato (sono arrivato secondo per spareggio) e, cosa molto positiva per ogni gioco, mi ha fatto venir voglia di rigiocarci per provare (letteralmente) nuove strade :)