Uno dei post più letti sul mio blog è stato
quello in cui parlavo della Global Game Jam dell'anno scorso a Genova,
in cui spiegavo perché, secondo me, i giochi possono essere una grande opportunità per uscire dalla crisi, soprattutto per i giovani che cercano lavoro.
Ovviamente, visto quanto mi era piaciuta quella, non potevo che replicare l'esperienza iscrivendomi a
quella del Politecnico di Milano (per me decisamente più comodo da raggiungere). Anche quest'anno ero partito con l'idea di dedicarmi al videogame design, in cui ho ancora parecchio da imparare, ma alla fine le cose sono andate diversamente: alla Jam, infatti, ha partecipato anche
Marco Valtriani (autore di giochi e fondatore di
Board Game Designers Italia), che aveva chiesto pubblicamente se ci fosse qualcuno interessato ai giochi da tavolo. Il buon riscontro ottenuto mi ha spinto a mettermi a disposizione per fare due gruppi e accontentare tutti (scrivo così per far pensare che io sia generoso, ma la verità è che, man mano che sentivo parlare di giochi da tavolo, mi saliva sempre più la voglia di lavorarci). Io e Marco ci siamo così divisi i compagni di squadra, lasciando a lui i più interessati al
game design puro e a me quelli attratti dal mondo dei giochi in scatola anche a livello più pratico
(su questo punto c'è un chiarimento di Marco nei commenti, N.d.A.).
Ciò ha fatto sì che l'esperienza che ho vissuto fosse molto, molto diversa rispetto all'anno scorso: allora ero in team con gente più esperta di me, nel ramo videoludico, mentre questa volta ero io a fare da mentore a sei ragazzi di almeno dieci anni più giovani di me, sintetizzando le loro idee e coordinando i lavori.
Il tema di quest'anno, molto suggestivo, era la frase di
Anais Nin "we don't see things as they are. We see them as we are" e devo dire che molte delle idee che ho visto l'hanno interpretata in modo originale e intelligente. Il risultato dei nostri sforzi è stato
Pimp My Quest, un party game con forte componente narrativa in cui i giocatori impersonano dei bambini intenti a giocare per la città. Le regole sono abbastanza classiche, ma l'idea interessante è che la plancia si trasforma durante la partita: i luoghi della città diventano quello che i bambini vedono, quindi per il bimbo astronauta, il Parco sarà una rampa di lancio per missili e per il cavaliere una giostra medievale, oppure la Gelateria diventerà il saloon se vista con gli occhi del cowboy, una riserva di barili di rhum per il pirata o un bar dove bere un Martini shakerato per l'agente segreto.
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La plancia di gioco a inizio partita |
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La città trasformata a fine partita |
Di fatto, il mio lavoro è consistito nel selezionare, scremare, mettere insieme e ottimizzare le idee di Federico, Luca e Virgilio, ascoltando anche i consigli che Deborah, Elena e Ilaria riuscivano a darci nonostante fossero impegnate a disegnare furiosamente per consegnare tutto in tempo.
Il tutto, ovviamente, senza uscire dal Politecnico (non che non potessimo, è che non volevamo!), anche perché il servizio mensa è rimasto aperto per tutti e tre i giorni fino alle 21.30 e i pavimenti delle aule, per quelle quattro/cinque ore a notte che ci servivano, erano materassi comodissimi :)
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Il "nostro ufficio" con annessi confortevoli posti letto. |
Detto questo, non mi resta che ringraziare il Prof. Pier Luca Lanzi e tutti gli altri 287
jammers (tantissimi!!!) che mi hanno fatto compagnia in questi tre giorni, mettendo ovviamente al primo posto i miei compagni di squadra.
Unico appunto che faccio all'organizzazione è la scelta di fare una premiazione finale con giuria. Capisco che a livello comunicativo l'evento risulti più efficace, visto che la prima domanda che tutti fanno è
"cosa si vince?", ma penso che fare classifiche non sia molto in tema con lo spirito della Global Game Jam. Lo dice il nome stesso: quando dei musicisti fanno una
jam session nessuno si sogna di chiedere loro chi ha vinto, no? Ci sono altri eventi, come gli
Startup Weekend per il mondo tecnologico, o il
Flash Design per il mondo in scatola, che prevedono premi. A me piacerebbe che in quest'occasione, si potesse rispondere semplicemente
"non si vince niente. Partecipiamo perché fare giochi è una gran ficata" :)