I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

lunedì 31 marzo 2014

Nuovo gioco in lavorazione... E il titolo lo suggerite voi!!!

Post Scriptum chiama a raccolta gli appassionati italiani per lanciare un contest sul titolo del suo prossimo gioco!

Il tema sarà l'eterna battaglia fra Moschettieri e Guardie del Cardinale Richelieu. Quello che abbiamo cercato di fare è creare un gioco che arrivi fino a 9 giocatori, ma che non sia un  party game e che abbia durata contenuta (60/90 minuti).
Il titolo che cerchiamo deve rendere bene l'idea dello scontro fra le due opposte fazioni, dello spirito di squadra, di duelli e missioni da svolgere, sempre nello spirito di Tutti per uno, uno per tutti (ma senza essere focalizzato esclusivamente sulla squadra dei Moschettieri).

Il gioco è di Matteo Panara e Jessica Bellan, mentre per illustrazioni e grafica ci siamo affidati ancora una volta a Erika Signini e Paolo Vallerga, con cui abbiamo già collaborato più volte in passato.


La locandina qui sotto spiega tutto: il titolo va mandato alla nostra pagina Facebook entro il 30 aprile e il gioco potrà essere provato presso lo stand Raven a Play (e in altre eventuali occasioni che comunicheremo sui nostri canali).
Il vincitore, oltre a ricevere una scatola del gioco, sarà anche menzionato sul regolamento.

Scatenate la vostra fantasia!

giovedì 13 marzo 2014

Considerazioni su giochi, studenti, giocatori e... "babbani"

Come succede ormai da sette anni, e come abbiamo già raccontato nel 2013, anche quest'anno ho partecipato al Workshop del Politecnico di Torino, nato da un'idea di Alessandro Dentis e Walter Obert e cresciuto con la collaborazione dei ragazzi di Giocatorino e di quelli di Elefanti Creativi.
Quest'anno, gli altri addetti ai lavori che hanno prestato la loro opera durante la settimana universitaria, sono stati Marco Donadoni, che si è occupato di presentare ai ragazzi i temi progettuali e di organizzare il lavoro in team, Carlo Emanuele Lanzavecchia, che ha portato la sua esperienza di autore, spiegando come si giunge dall'idea al gioco, Paolo Vallerga, che si è occupato di grafica e Luca Bellini, che nell'ultimo giorno ha visionato i progetti, dando la sua opinione di autore edito.
In mezzo a tutto ciò, come di consueto, mi sono occupato del lato più pratico del workshop, dando ai futuri designer alcune indicazioni di carattere pratico (e anche filosofico) sulla creazione di un prodotto, a livello di materiali e di scelte concrete.

Ciò di cui vorrei parlare in questo post, però, è la sensazione un po' amara provata durante la mattinata in università. Intendiamoci: le idee proposte dai cinque gruppi di lavoro erano tutte interessanti e con elementi innovativi a livello di materiali o di design (d'altronde, è proprio il campo in cui si laureeranno gli studenti coinvolti), ma tali idee erano immancabilmente legate al gioco dell'oca o, ad andar bene, ad Abalone, che per carità è un bellissimo astratto, ma non proprio recentissimo!
Ora, questo non è un problema nel caso specifico di questo workshop: il politecnico si occupa di design e l'attenzione naturalmente era focalizzata su quell'aspetto. Tutto il lavoro è anzi partito dai giochi antichi e lo scopo era dichiaratamente quello di implementare soluzioni innovative senza badare all'aspetto regolamentare, proprio per poter concentrare gli sforzi di quei cinque giorni sugli aspetti più estetici e funzionali dei prodotti. Anzi, come testimoniano gli organizzatori, molti ragazzi hanno dichiarato di essere affascinati da questo mondo però...

Però se le basi fossero migliori ci sarebbero più idee, più spunti, più possibilità. Se invece di conoscere pochi giochi ne avessero provati decine e decine come un appassionato medio, quante altre soluzioni innovative avrebbero potuto concepire?
Come ho già avuto modo di scrivere qui e qui (e come ho detto ai ragazzi), sono fermamente convinto che il mondo dei giochi sia un settore in cui si possono trovare sbocchi professionali interessanti: la crisi si sente meno che in altri mercati e le opportunità di lavoro ci sono, ma per poterle cogliere a pieno servono delle basi che in Italia non abbiamo. I ragazzi stessi hanno dichiarato che avrebbero voluto essere più esperti nel campo ludico e alcuni di loro hanno provato anche una sensazione di inadeguatezza per questo motivo e ciò da una parte spiace, ma dall'altra va preso come un possibile punto di partenza.
Il fatto che a tutt'oggi nella nostra nazione l'unico gioco che tutti conoscono sia del 1933 secondo me è tristissimo. È come se tutti conoscessero esclusivamente la versione orginale di King kong (non parlo del remake del 1976, ma proprio dell'originale di oltre ottant'anni fa) e non avessero mai visto nessun altro film in vita loro. Ci rendiamo conto?
Ciò fa ancor più male se pensiamo, come ben sanno tutti quelli che leggono blog come questo, quanto sia bello, intelligente e divertente l'hobby dei giochi. Sappiamo tutti che sviluppa le relazioni sociali, permette di ragionare, abitua a seguire le regole e, soprattutto, diverte e appassiona in modo sano e, tutto sommato, anche abbastanza economico.
M perché questo accade e come fare a far crescere una reale cultura ludica?
Di certo non aiutano le politiche commerciali delle grandi case (le uniche in grado di fare pubblicità in televisione e di riempire sistematicamente gli scaffali della grande distribuzione), che ovviamente hanno tutto l'interesse a continuare a proporre i propri best seller, così come non aiuta il proverbiale conservatorismo italiano, che da sempre fa sì che ogni novità venga accolta con scetticismo e sospetto, ma entrambi questi motivi non devono essere visti come ostacoli insormontabili e non devono farci demordere dal compito di diffondere il nostro messaggio.
Noi addetti ai lavori, di certo abbiamo l'obbligo di cercare di proporre titoli sempre migliori, che appassionino le nuove leve e mantengano acceso il sacro fuoco nelle vecchie. Forse non sempre riusciamo a farlo bene, ma non c'è dubbio che sia il nostro principale interesse, anche perché se sbagliamo ne paghiamo le conseguenze.
Quello che però vorrei fare qui è lanciare un appello agli appassionati: da editore sono sinceramente grato per ciò che fanno, sia nell'organizzazione di eventi, sia nella divulgazione su internet o nelle ludoteche , però, a  ben vedere, ho notato a volte un atteggiamento un po' troppo snob da parte di molti di loro. Anche a me piacciono i gioconi complessi, che mi danno un senso di gratificazione e mi fanno sentire tanto bravo e intelligente, ma non per questo penso che tutti i giochi semplici siano da evitare o da derubricare come bambinate. Soprattutto durante le fiere e convention, ma anche quando si palesa in ludoteca un nuovo giocatore, penso sia fondamentale essere disposti ad insegnare anche i titoli che a noi possono sembrare banali e, soprattutto, non giudicare i giocatori occasionali come meno intelligenti di noi, solo perché non hanno (ancora) la nostra stessa passione. In questo senso, trovo da sempre insopportabile l'uso diffuso del termine "babbani" per designare queste persone. A me suona offensivo e irrispettoso e penso che prima verrà abbandonato, meglio sarà per tutto il movimento.
Più saremo aperti di mente, più gente coinvolgeremo. E sarà meglio per tutti :)

lunedì 3 marzo 2014

A febbraio 2014 ho giocato a:

Febbraio è stato un mese in cui sono stato parecchio in giro, fra fiere, convention e impegni vari, ma fortunatamente sono riuscito a frequentare regolarmente le solite ludoteche e giocare a sufficienza :)

In ordine cronologico:

Golden Goal
Florenza
Legacy: gears of time
Kill doctor Lucky
Alta Tensione: fabrikmanager
Perudo (2)
Storie Nere
Twilight Struggle
Ark & Noah (3)
Kingsburg (con espansione To forge a realm)
Mice and Mystics
Citadels
Funny Friends
Time's Up blu
Batman: Gotham city strategy game
String railways
Dixit
Dungeon Fighter
Pick a polar bear
Hermagor
Fun Farm
Dispettri

Riguardo alle mie opinioni, la selezione stavolta è molto eterogenea:

  • di Citadels ho già parlato qui e non posso far altro che ribadire che lo trovo un gioco molto profondo, nonostante ci sia molta gente che lo considera come un filler. Probabilmente può essere giocato anche in quel modo, ma francamente lo trovo uno spreco.
  • A Funny Friends abbiamo giocato in occasione di San Valentino. Trovo che, al di là del tema, che garantisce sempre buonumore, sia un gioco ben fatto e molto lineare. Certo, se nessuna delle carte in tavola ti serve, diventa difficile giocare e può essere frustrante, però noto che di solito vince chi ha giocato meglio (cioè sempre io!)
  • Dungeon Fighter è geniale. Non mi stanco mai di ripeterlo. Trovo davvero che sia azzeccatissimo in ogni aspetto. Pur essendo un collaborativo, è davvero essenziale il contributo di tutti e questo permette di far sentire partecipi anche i giocatori più timidi. Consigliatissimo.
  • Era da almeno un paio d'anni che non giocavo a Hermagor e l'ho rifatto con piacere. La meccanica di acquisizione dei tasselli funziona benissimo e anche il resto del gioco è ben bilanciato (d'altronde, Emanuele Ornella è molto bravo in questo aspetto). L'unica pecca che riscontro è la grafica, che secondo me è un po' troppo confusionaria, ma se vi piacciono i german e se lo trovate in giro, senz'altro fateci una partita e non ve ne pentirete!