I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

lunedì 11 dicembre 2017

Settembre, ottobre, novembre 2017: rapporti con autori e giocatori (alto tasso di polemica)

Allora... Premetto che sto riscrivendo nuovamente questo blog durante la sera di sabato 2 dicembre, dopo aver passato tutto il giorno in fiera a Genova. Mentre voi vi state ingozzando di birrette ballando la trap (ma la trap si può ballare? Boh?), io sono solo in una stanza a due passi dal mare, ma non lo vedo perché è buio.
Buio come il mio umore, perché se c'è una cosa che odio è riscrivere qualcosa che ho già scritto o, più in generale, dover rifare qualcosa che avevo già fatto perché per qualche motivo è andata perduta.
Perché sia andato perduto il post dovete chiederlo alla piattaforma blogger. Io posso solo inveire contro di essa agitando il pugno al cielo.
Va beh, comunque ormai nel frattmpo è passato anche novembre, quindi questo post abbraccerà un trimestre. Ci sarebbe quindi un sacco di roba da dire, ma per i motivi sopra esposti sarò molto sintetico.

Un trimestre in cui è compreso ottobre, come noterete. E tutti i miei blog di ottobre iniziano sempre dicendo che è il mese di Essen e parlando di come è andata la fiera. Fortunatamente la norma è che sia sempre migliore dell'edizione precedente e quest'anno non fa eccezione, ma mi sono portato avanti e ne ho già parlato qui, quindi passiamo subito al resto!

Partiamo dalla trasferta a Idea G Alessandria, dove ho avuto modo di visionare qualche idea interessante, ma non mi sono fatto lasciare alcun prototipo. Ad alcuni ho comunque detto di ricontattarmi dopo aver sistemato alcune cose, e di alcuni ho parlato ai miei soci quando sono tornato.
Ovviamente sono poi stato anche, con entrambi i soci, all'edizione di Piacenza, dove ormai giochiamo in casa. Qui in effetti abbiamo preso un prototipo, anche se ci eravamo ripromessi di tornare a mani vuote! Nonostante trovi sempre piacevole partecipare anche alle edizioni piccole di questi incontri, il rovescio della medaglia è che ogni nuova idea interessante genera potenzialmente un sacco di nuove ore di lavoro e rende più ardua la scelta.
La prima volta che avevo scritto questo post avevo scritto che avevamo sottomano una ventina di prototipi, fra quelli che sicuramente pubblicheremo e quelli a cui semplicemente vogliamo dare un secondo sguardo, ma nel frattempo abbiamo dovuto contattare la maggior parte degli autori dicendo che, nonostante troviamo interessanti le loro idee, semplicemente, non abbiamo tempo per lavorarci e preferiamo lasciarli liberi. Poi, se fra qualche tempo avremo bisogno di nuovi giochi, saremo ben lieti di chiederli nuovamente. E se nel frattempo avranno trovato altri editori, buon per loro.
Purtroppo, sviluppare bene un gioco richiede tantissimo tempo, soprattutto perché siamo pignoli e ci teniamo che il prodotto finale sia all'altezza delle aspettative: quando un nuovo autore entra in contatto con noi lo avviso sempre di questa cosa, e spesso noto facce deluse. Io mi dilungo sempre volentieri a spiegare perché ci serve tanto tempo, e alla fine alcuni scelgono di aspettare, pur di avere una possibilità con noi, mentre altri, comprensibilmente cercano di battere altre strade.
E a volte ne sono felice, non lo nego, perché il fatto di tenere in sospeso un autore non ci fa piacere. Lo so che in pubblico li tratto sempre male, ma in verità mi sento in colpa quando succede. Anche se è sempre una loro scelta volontaria, di aspettare che ci liberiamo, sia chiaro.

Ah, beh, ovviamente sono stato anche a Lucca. Non avevo uno spazio vendita, ma solo un punto ritiro kickstarter e demo di Wendake, che è sempre andato a pieno regime per cinque giorni. È piaciuto a tutti e io e Danilo abbiamo ricevuto davvero un sacco di complimenti. Mi ha fatto piacere.



Fra l'altro, scrivo una cosa controcorrente: io vorrei che Essen e Lucca fossero così vicine tutti gli anni (e almeno le prossime due edizioni effettivamente sarà così). Mi piace fare tutto il lavoro fieristico in una volta e poi non doverci pensare più!

A cosa abbiamo lavorato

Anche qui avevo scritto un sacco di cose, sigh ;(
In realtà ora sintetizzo tutto in due grandi filoni:
  • Impacchettare e spedire circa un migliaio di scatole di Wendake in giro per il mondo: è stato un lavoro che ha richiesto parecchie acrobazie per incastrare tutto a dovere, ma abbiamo sostanzialmente mantenuto la promessa fatta in campagna, visto che, anche se abbiamo avuto un ritardo di produzione sugli organizer, alla fine abbiamo spedito il primo dicembre, quindi il ritardo è stato di un solo giorno! Viva noi!
  • Abbiamo inoltre lavorato a ben cinque nuovi giochi promozionali, ovviamente tutti tassativamente da consegnare per Natale! Alcuni miei amici addetti ai lavori mi prendono in giro per questo ramo d'attività, ma la cosa mi entra da un orecchio ed esce dall'altro. Ho visto troppi giochi "fatti in casa", composti da materiali imbarazzanti e costati un occhio della testa ai loro creatori. Il mio lavoro permette loro di fare meglio e più economicamente una cosa che avrebbero fatto comunque, quindi sinceramente sono contento di farlo. Il fatto che la gente voglia regalare giochi per me è sempre positivo, anche se si tratta di varianti territoriali di giochi classici. Dopotutto, è dai giochi noti che siamo partiti tutti, ricordiamocelo.

Cosa hanno detto di noi

Eh, beh, parliamo di tre mesi, e con l'uscita di Wendake di mezzo. C'è davvero un sacco di roba!

Partiamo da Wendake, dunque!

E per finire, la cosa che più ha fatto piacere, ovviamente! I meme sul fatto che chi aveva ritirato il gioco in fiera già l'aveva e gli altri no!

Si è comunque parlato anche di altri giochi, eh!
E per finire, come non linkarvi questo fantastico video "tutto in famiglia", in cui io, Paolo Vallerga (con cui ho collaborato in una ventina di giochi), Alan D'Amico (Bretagne, Kepler-3042 e Wendake) e Andrea Chiarvesio (Drizzit e sue espansioni) abbiamo risposto alle domande di TeOoh e Agzaroth riguardo a ciò che c'è dietro alle quinte di un gioco da tavolo? Mi spiace solo che la mia connessione fosse pessima e che salti un po'. Evidentemente ultimamente io e la tecnologia non andiamo d'accordo (l'ho già scritto, che blogger mi ha cancellato la versione precedente di questo post? Acc... Dannaz... Malediz...)

Le polemiche del trimestre

Nel post originale avevo scritto di voler rivedere questa sezione per evitare di parlare un mese dopo di quello di cui si è discusso il mese prima, quindi probabilmente in futuro la slegherò dai riferimenti temporali contenuti nel titolo. Però nel frattempo è passato tutto novembre e gli echi della polemica di cui volevo parlare ancora si sentono, quindi siamo in pari :)

Partiamo quindi da un paio di cose emerse nei mesi precedenti, su cui sarò super sintetico:
  1. Sul profilo Facebook di un noto addetto ai lavori, si è tenuta un'accesa discussione sull'utilità del Gioco dell'Anno come premio. I post sono stati tantissimi e molto articolati: i detrattori sostengono che è un premio inutile perché clone dello Spiel des Jahres e perché escono giochi più meritevoli, innovativi e interessanti, rispetto alla ristretta categoria di cui si occupa il premio. Inoltre, viene anche contestato il semplice requisito di avere un'edizione italiana, col risultato di mettere in lizza anche localizzazioni di titoli che all'estero sono ormai vecchi, magari a scapito di produzioni totalmente nostrane. I sostenitori invece dicono che il premio serve, perché avvicina i profani al nostro mondo, visto che vincitori e finalisti sono ottimi per iniziare e quindi questo riconoscimento può fungere da bussola per chi vuole sapere da che parte cominciare.
    Io, seppure capisca le ragioni della prima fazione, mi schiero apertamente con la seconda.
    Nessuno dei miei giochi è mai finito neanche in finale ed è probabile che anche in futuro non avrò titoli adatti, però credo davvero che il suo scopo sia più che condivisibile e che stia percorrendo la giusta strada per ottenerlo. E ogni nuovo giocatore che entra nel nostro mondo è un potenziale cliente per noi editori e un potenziale avversario con cui divertirci per noi giocatori, ricordiamolo!
  2. Non è una polemica, ma una riflessione mia, che parte da questo articolo sulla Tana dei Goblin, che mi è piaciuto davvero molto. Da editore, ho sempre tenuto in grande considerazione i materiali che compongono un gioco e ho sempre cercato di sceglierli di alto livello, anche se ho sempre voluto anche stare attento a non alzare troppo il prezzo di vendita. Ultimamente, però, è innegabile che l'aspetto puramente estetico e componentistico sia sempre più importante e la cosa mi provoca sentimenti contrastanti. Ovviamente, ammetto senza problemi che, guardando come è uscito alla fine Wendake, mi sento davvero orgoglioso e penso che sia una goduria per gli occhi, ma è parimenti vero che durante i mesi di campagna, le continue domande riguardo alle risorse sagomate mi abbiano un po' infastidito. Intendiamoci: non le domande in sé, ma il fatto che fossero TUTTE su quell'argomento, SOLO ED ESCLUSIVAMENTE su quell'argomento. Confesso che più di una volta ho pensato "Ma capperi (potrei aver usato un'altra parola), vi stiamo offrendo un gioco con una meccanica innovativa e una rigiocabilità eccellente e a voi interessano solo le risorse sagomate? Con quelle lo comprate e coi cubetti no? È questa l'unica discriminante? Non conta nient'altro?".
    In realtà questa domanda l'ho fatta anche ad alta voce in ludoteca e mi è stato risposto che per alcune persone, sì, i materiali sono effettivamente la prima discriminante, mentre per altre, soprattutto italiane, la preoccupazione era quella solo perché davano già per scontato che il gioco sarebbe stato ottimo e quindi non c'erano altri aspetti su cui sincerarsi.
    Beh, sarà come sarà, ma sta di fatto che questo trend mi sembra irreversibile, il che significa che per ogni gioco ci sarà da lavorare sempre di più...
    E pensare che un sacco di gente continua a pensare che io passi le giornate a giocare!
  3. Ed eccoci qui, alla polemica principe di questo post, e anche di millanta altre discussioni su Facebook!
    Riassunto per quei quattro che leggono il blog solo perché ammaliati dal mio stile di scrittura, ma sono al di fuori del mondo dei giochi e quindi non hanno visto l'elefante muoversi nella cristalleria: in un freddo giorno di novembre, un utente ha chiesto sul più grande gruppo Facebook dedicato ai giochi da tavolo d'Italia, di avere i materiali italiani di un titolo che possiede in inglese con l'esplicito scopo di poterlo modificare. Gli ha risposto l'editore italiano del gioco, dicendo che quello che stava chiedendo era materiale coperto da copyright e gli ha chiesto di rimuovere il post, cosa che l'utente ha fatto. Dopodiché, lo stesso editore, ha chiesto pubblicamente all'admin del gruppo di vietare richieste di materiale pirata. A questo secondo post hanno risposto sia l'autore della richiesta originale (che a dire il vero non era stato menzionato esplicitamente), sia tantissimi altri utenti, per un totale di circa 1000 (mille!!!) commenti, che io non ho letto che in piccolissima parte perché, mentre tutto questo succedeva, io mi trovavo insieme a Tambu a impacchettare scatole di Wendake per la spedizione, all'interno del garage magazzino ipermoderno e superautomatizzato di Post Scriptum.
    Il post poi è stato cancellato, ma la polemica è proseguita per parecchi giorni in decine di altri simili, alcuni dei quali erano altre richieste di regolamenti tradotti in italiano, mentre altri erano espressamente dedicati a questa diatriba, vista da una o dall'altra parte.
    Ora, quello che penso sulle richieste di regolamento per italianizzare un gioco comprato all'estero l'ho già scritto qui. E, visto che anche questo argomento è stato toccato seppur in misura minore, ho anche parlato della pratica di proxare i giochi (cioè rifarseli in casa), qui.
    Non ho quindi intenzione di ripetere quanto già espresso, ma vorrei invece soffermarmi su quello che davvero mi preoccupa, ovvero l'astio da parte di molti giocatori, nei confronti di editori, negozianti e addetti ai lavori in generale.
    Intendiamoci, so benissimo che:
    a: alcuni di quelli che hanno scritto sono troll puri e semplici, che si divertono a far casino a prescindere;
    b: nessuno o quasi ce l'ha con noi di Post Scriptum, anche perché noi non localizziamo nulla dall'estero, ma ideiamo e produciamo interamente i nostri giochi, i cui regolamenti sono sempre tutti online.
    Tuttavia, non nascondo che la situazione mi ha scosso e preoccupato molto e anche io, come qualcun altro ha fatto, ho pensato di abbandonare il gruppo.
    È brutto leggere certe cose, credetemi.
    È brutto e frustrante, perché sono accuse ingiuste.
    Vedere che per molti appassionati di giochi, che dovrebbero essere in prima linea nella divulgazione del nostro hobby preferito, editori e negozianti siano il nemico, è una coltellata al cuore per me. Chiedere che veniamo bannati dal gruppo, o leggere che sarebbe meglio se chiudessimo, perché tanto localizzare i giochi esteri non serve a niente: li compriamo in inglese oppure perché il mercato siamo noi, hanno più bisogno gli editori di noi, che noi degli editori, fa raggelare il sangue. E mi getta in un profondo sconforto, sia per l'ingratitudine in sé nei confronti di chi un hobby lo crea materialmente, sia per la mancanza di consapevolezza di stare agendo come il proverbiale marito che si evira per fare dispetto alla moglie (tanto per utilizzare un paragone alto e culturale).
    Quello che alcune persone non riescono a capire è che il mercato non è formato solo dagli appassionati che scrivono su Facebook, che per carità sono importanti, vanno ascoltati, sono preziosi per molti aspetti e si impegnano spesso a fare opera di divulgazione (o anche di difesa dei miei giochi le rare volte che vengono attaccati)!
    Però, numericamente, sono infinitamente meno rispetto a tutti gli altri, semplicemente.
    Quindi, forse è vero che per il singolo gamer super esperto non cambierebbe nulla, se i giochi esteri non venissero più localizzati, perché lui potrebbe trovarli altrove, ma per moltissimi altri appassionati sì. Immagino che esistano persone a cui non freghi niente di potersi ritrovare a giocare da soli, con i soliti tre amici per tutta la vita, senza nuovi avversari nelle associazioni, senza fiere, senza nessuna attività di supporto, ma non possono certo avere la mia approvazione.
    Anche guardando la questione da un punto di vista puramente egoistico ed economico, più gente gioca meglio è: io frequento abitualmente tre ludoteche e, sinceramente, se non le avessi a disposizione conoscerei molti meno giochi. Il fatto che in totale incontri regolarmente quasi un centinaio di persone che comprano giochi e me li fanno provare, mi permette di coltivare la mia passione spendendo immensamente meno di quanto mi sarebbe richiesto se dovessi acquistarli io.
    Ma al di là di questo, ci sono talmente tanti effetti positivi nell'avere tanta gente appassionata di giochi, che mi sento ridicolo a doverli scrivere, francamente: nuovi amici, nuove esperienze, maggiori occasioni per fare quello che vi piace. O anche solo il fatto di smettere di essere considerati come dei bambinoni, da chi ci guarda con superficialità. O magari, chissà, un giorno i giochi potrebbero essere considerati prodotti culturali come i libri e avere le stesse agevolazioni fiscali che permetterebbero di ridurre i prezzi (no, non ci credo davvero, ma immagino che esistano universi paralleli in cui questo è possibile).
    O ancora, per chi ha figli: non è bello che possano trovare mille altri amici con cui giocare a qualcosa di diverso rispetto al gioco con la M e il gioco con la R?
    Il problema è che secondo me, quelli che ragionano in questo modo (che sono pochi, credo. Rumorosi e fastidiosi, ma pochi), godono nel sentirsi parte di un'elite: si sentono patrizi aristocratici e intelligenti perché loro giocano e gli altri no. E questo è triste e patetico, secondo me.
    Anch'io mi sento intelligente perché gioco e mi trovo particolarmente a mio agio fra i frequentatori delle ludoteche, ma proprio per questo spero che essi diventino sempre di più e non mi sognerei mai di ergere delle barricate per proteggere la mia passione dall'arrivo di altra gente. Mi sembra un atteggiamento assurdo e ridicolo.
    Ok, ho divagato un po', anche perché spero che chi la pensa così sia davvero una piccola minoranza, quindi torniamo all'argomento principale.
    So bene che alcuni addetti ai lavori a volte (o spesso) usano un linguaggio forte e trattano gli utenti con eccessiva superiorità e, sinceramente, trovo anche questo un atteggiamento poco sensato, anche se si tratta di gente che magari ha ingoiato rospi per anni, ma lo stesso bisognerebbe cercare di non scendere mai di livello, secondo me. Se un giocatore ha delle rimostranze legittime, va ascoltato. Se ha delle pretese assurde, gli va spiegato perché lo sono, con calma e chiarezza, altrimenti si finisce a dare man forte a chi ci vede come il male e si scatenano tempeste come quella che sta tutt'ora investendo il web.
    Quella che invece rigetto con forza è l'idea che gli editori pensino solo ai soldi e dei giochi non gliene freghi nulla. Quell'atteggiamento da i veri appassionati siamo noi, loro sono solo delle aziende senza cuore, che alla fine è un altro aspetto della ricerca di superiorità di cui parlavo prima. E che, soprattutto, è sbagliato. Mettetevelo bene in testa, se la pensate così: TUTTI gli editori, e anche gli addetti ai lavori di vario tipo, sono appassionati di giochi. Tutti, dal primo all'ultimo. Nessuno sceglie di fare giochi perché sia un settore in cui si diventa ricchi, ve lo assicuro. Tutti lo scelgono perché è quello che amano a tal punto da essere disposti a rischiare la propria stabilità economica su di esso (o, nel caso di blog e recensori, sono disposti a sacrificare una mole impressionante di tempo in cambio di nulla, o tutt'al più di qualche scatola di gioco).
    Se leggete questo blog, o se mi conoscete di persona, avrete una mezza idea di cosa sia questo lavoro e di quanti sabati sera passati al computer, quanti weekend in fiera, quante ore di lavoro giornaliero comporti. E vi assicuro che a volte è frustrante leggere critiche dettate da ragionamenti superficiali o da mancanza di conoscenza dell'argomento. Però vale comunque la pena frequentare i vari gruppi, perché a lato di queste, ce ne sono altre motivatissime, che fanno capire meglio le dinamiche del mercato di iper-appassionati. E allo stesso modo, dovrebbe essere un'opportunità positiva anche per i giocatori, il potersi confrontare direttamente con chi produce o commercializza i giochi. Gli scambi di vedute motivati sono produttivi e interessanti come non mai, ma in questo clima è davvero difficile che ci siano.
    Il fatto poi che sia stato addirittura creato un gruppo dedicato ai soli semplici giocatori, in cui è vietato l'ingresso a tutti gli addetti ai lavori, mi sembra ridicolo e assurdo. Leggere una cosa del genere mi avvilisce, come purtroppo ormai mi succede sempre più spesso, quando mi arrivano notifiche da Facebook. Mi sembra un infantile tentativo di voler avere ragione a tutti i costi, perseverando in convinzioni infondate, senza nessuno che le possa smentire.
    O forse, semplicemente, è un luogo dove potersi scambiare materiale pirata senza farcelo sapere. Il sospetto mi sembra più che legittimo, no?
    Sì, lo so, questa volta non sono stato per nulla diplomatico, ma la situazione è preoccupante e quando ci vuole ci vuole :(
A cosa ho giocato

Dai, passiamo a qualcosa di più piacevole: ecco i titoli a cui ho giocato, grazie al fatto che il mercato editoriale sia florido e offra sempre nuovi prodotti di alto livello!
Fra questi, ci sono quelli in cui mi sono cimentato in occasione della terza edizione del torneo Winter is Gaming, organizzato da In Ludo Veritas (in cui fra l'altro ho vinto 4 partite su 5 senza essermi minimamente allenato!!!), a cui hanno partecipato tantissime persone per un totale di una dozzina di squadre agguerritissime.
Anche questo, ovviamente, è una diretta conseguenza del buon momento che sta vivendo il nostro settore e spero che nulla lo possa rovinare.

Settembre:
Port Royal (4)
Century: la via delle spezie
Oh my goods!
Banana Bandits
Ice Cool
Sherlock Holmes consulente investigativo
Pick a polar bear (4)
BauSquitMiao
Frutta Fatata
Cosmic Encounter
Magic Maze (2)
Kepler-3042 (2)
Fun Farm (2)
Clans
Cacao
The lost expedition
1000 Blank White Cards
Montana
Bali
7 Rosso
Augustus
King of New York
7 Wonders Duel
Small World
Nome in codice visual (2)
Sheepland
Terraforming Mars

Ottobre:
Unlock!
Raccontami una storia: fiabe
Dragon Castle
Samurai
Splendor
Dungeon Fighter
Florenza
Memoarr!
Photofinish: the final rush
Majesty: for the realm

Novembre:
Wendake (4)
Sushi war: all you can hit!
Noria
Il padrino: l'impero dei Corleone
HOP!
Concordia
Dice Forge
Cat lady
Century: la via delle spezie
Wild vikings
Ticket to ride: Europa
Cacao
Stone age
Carcassonne
Kingdomino
Kryptos

  • Century: la via delle spezie è un gioco che trovo interessante perché con un set di regole davvero semplicissimo offre scelte sia tattiche che strategiche tutt'altro che banali. In particolare, riuscire a creare un motore di combo che generi tanti cubetti preziosi usando meno carte possibili in modo da non sprecare turni prendendone troppe, è difficile, ma, se ci si riesce, molto appagante. Poi è chiaro che una parte di fortuna c'è comunque, essendo un gioco di carte (se quella che serve a me esce appena dopo il mio turno, sarà ben difficile che riesca a prenderla), ma sapete bene che per questo non è affatto un difetto.
    A livello produttivo, mi piacciono molto le ciotoline dove tenere i cubetti, molto pratiche ed ergonomiche.
    Certo, i cubetti non sono sagomati, ma per me non è un dramma ;)