I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

mercoledì 31 gennaio 2018

2017 ludico: come ci vedono i non giocatori?


Ormai è consuetudine che, dopo il post ufficiale sul blog di Post Scriptum col bilancio dell'anno appena trascorso, arrivi anche quello più personale che riguarda le mie altre attività ludiche, principalmente come presidente di SlowGame e consigliere dei Custodi del Lago, ma non solo.

Lo dirò senza mezzi termini: questo 2017 è stato in assoluto l'anno più difficile a livello associativo. Il primo motivo è più personale: ho saltato tantissime serate e di conseguenza ho giocato ancor meno dell'anno scorso :(

VITA DA GIOCATORE

Il totale è 234 partite a 146 giochi diversi. Un po' meno rispetto al 2017, molto meno rispetto agli anni precedenti.
Un po', ovviamente, queste cifre risentono dell'alto numero di playtest (soprattutto di Wendake) svolti in associazione, ma quelli ci sono sempre stati, anche quando riuscivo a giocare molto di più. Il problema principale è stato che ho proprio saltato tante serate, specialmente presso i Custodi del Lago, un po' per via di impegni vari nei weekend, un po' per via della stanchezza che, lo confesso, in qualche occasione mi ha tenuto a casa anziché farmi spostare per 50 km.
Poi, va beh, per la prima volta da anni ho anche fatto dieci giorni di vacanza consecutivi negli USA dopo la Gen Con, ma quello me lo sono meritato :)

Escludendo i titoli di Post Scriptum o Placentia, il podio fra i più giocati vede in testa Nome in codice, al secondo posto Diamant e al terzo Port Royal, principalmente proposti nelle serate con giocatori occasionali, come quelle mensili presso la Ca' Buiota, o altre saltuarie qua e là.
Per trovare il primo cinghiale bisogna invece scendere molto in basso, ma non significa che non ne giochi: semplicemente, ne ho provati tanti diversi, la maggior parte dei quali solo una volta. Non è il massimo, perché una sola partita non fa sempre capire bene tutto quello che un gioco di quel genere ha da dare, ma ovviamente per interesse professionale mi interessa provarne il maggior numero possibile, preferendo sempre un titolo nuovo rispetto a una seconda partita a uno già giocato.

Ho anche giocato un torneo, ovvero la terza edizione del Winter is gaming, organizzato da In Ludo Veritas, in cui ho ottenuto un punteggio molto buono con quattro vittorie e un terzo posto, ma va detto che ho giocato solo a titoli che conoscevo benissimo (Ticket to ride: Europa, Cacao, Stone Age, Carcassonne e Kingdomino) perché avevo già detto ai miei compagni di non avere tempo per allenarmi nelle settimane precedenti :)
Comunque, una bella giornata, che è la cosa più importante.

VITA DA ASSOCIATO

E qui veniamo al secondo motivo di cui parlavo sopra e a cui si riferisce il titolo del post: SlowGame, l'associazione di cui sono stato presidente negli ultimi due anni e consigliere nei precedenti sei (e per almeno altri due), ha perso improvvisamente la propria sede, proprio nel momento in cui stava conoscendo una fase di grande entusiasmo, con grande affluenza sia nelle tre occasioni settimanali del lunedì sera, giovedì sera e sabato pomeriggio, dedicate rispettivamente a giochi da tavolo, wargames e giochi collezionabili, sia nella serata mensile in cui stavamo portando avanti la campagna di ruolo multitavolo.
Stare ora a scrivere nel dettaglio quali siano state le cause scatenanti dello sfratto non è opportuno, né particolarmente interessante, secondo me, ma il discorso di fondo è che il mondo è un posto complicato e a volte gli equilibri possono essere minati anche da piccoli episodi. Più volte ho cercato di sensibilizzare gli associati riguardo al fatto che i rapporti con altri enti e istituzioni vadano gestiti con estrema attenzione e diplomazia e a non minimizzare i loro possibili effetti futuri. Difficilmente, al giorno d'oggi, un'associazione ludica è vista come un interlocutore interessante, purtroppo. Per riuscire a strappare spazi, sovvenzioni o qualsiasi altro tipo di beneficio, bisogna lavorare con estrema attenzione e far capire che il ruolo che svogliamo sul territorio può ben amalgamarsi a molte altre attività, sia ricreative, sia culturali. Altrimenti si corre il rischio di passare anni a organizzare eventi, spesso e volentieri anche fornendo tempo e forze ad altre associazioni per dimostrare buona volontà, e poi alla fine essere visti come dei bambocci che giocano coi soldatini.
Fa male, e sono certo che chi legge questo blog mi può capire benissimo.
Si torna quindi nuovamente a un punto già toccato in passato, ovvero al rischio che gli appassionati di giochi si credano parte di un'elite superiore e che guardino con disprezzo i babbani, come li chiamano alcuni. Anche nelle associazioni di cui faccio parte io mi è capitato di sentire qualcuno dire "ma a me interessa solo venire qui a giocare. Non ho nessuna voglia di fare gli eventi aperti al pubblico, le cose per i bambini e tutte quelle menate lì", ma quello che vorrei far capire, a chi la pensa così, è che se hai un posto per giocare, con riscaldamento, servizio bar e armadio pieno di giochi è proprio grazie agli eventi aperti al pubblico, organizzati in collaborazione con altre associazioni o con le istituzioni.
NESSUNO là fuori ci guarda con ammirazione e occhi sognanti come fossimo dei dell'Olimpo. Qualcuno ci guarda con curiosità, molti ancora ci vedono come dei bambinoni perdigiorno, che magari stanno occupando uno spazio che "servirebbe a qualcosa di utile davvero".
A livello culturale siamo ancora immensamente indietro, nella promozione del valore del gioco. Certo, internet aiuta a diffondere sempre più la nostra passione, ma allo stesso tempo rischia di accentuare ancora di più il divario fra chi è sufficientemente interessato da frequentare siti e social network e chi invece non lo fa e quindi non saprà mai che esistiamo.
L'unico modo è darsi da fare nelle piazze, nelle scuole, negli eventi. E instaurare un dialogo convincente con il proprio Comune, la propria Pro Loco o altre istituzioni che di norma sono anche disponibili a collaborare, se riusciamo a spiegare cosa facciamo, perché di certo non saranno loro a venire a cercare noi.
Il nostro settore sta crescendo a ritmo indiavolato. Gli appassionati sono sempre di più, sempre più affamati di novità, sempre più disposti a spendere e sempre più disposti a muoversi per partecipare alle fiere, ma non lasciamoci ingannare pensando di aver già raggiunto una massa critica tale da provocare una rivoluzione culturale.
Dobbiamo farlo, sì. E possiamo farlo, perché siamo motivati e sappiamo che il nostro hobby ha un'infinità di effetti positivi su chi lo pratica, ma al momento siamo ancora solo una scintilla.
La strada per riuscire a illuminare tutto è ancora parecchio lunga.

martedì 16 gennaio 2018

Dicembre 2017: l'importanza del gruppo di gioco e la passione negli addetti ai lavori.

Lo Ziuq Team a Torino Comics con il responsabile dell'area Games
Dicembre abbastanza impegnativo, quest'anno! Se avete letto l'ultimo post (probabile, visto che l'hanno davvero fatto in tanti), saprete già che sono stato a Genova, oltre che per riscriverlo da capo dopo averlo perso (sì, ancora mi rode), anche per la prima edizione di Smack & Play, dove ero ospite di Demoelâ, con cui collaboriamo da un paio d'anni e con cui abbiamo in cantiere dei progetti molto interessanti per questo 2018.
A seguire, siamo stati a Torino Xmas Comics and Games, dove per la prima volta avevamo un vero e proprio stand, in cui abbiamo ospitato sia Bigio, sempre impegnato a fare disegni e a escogitare nuovi giochi da proporci, sia la coppia Pisani&Lanzavecchia, impegnata a promuovere Ziuq in questo modo:


Ma non di solo lavoro è fatta la vita! C'è spazio anche per le mie grandi passioni, ovvero mangiare e bere alle cene di Natale delle ludoteche!!!
In ordine cronologico, abbiamo iniziato con quella dei Custodi del Lago, in occasione della quale ho proposto per la seconda volta il Torneo Open davvero Open da me ideato in un momento di estrema emergenza in cui dovevo tirar fuori una proposta al volo (in pratica, la condizione in cui lavoro meglio), ma che mi piace davvero tanto.
Si tratta di una formula totalmente libera, senza giochi né accoppiamenti prestabiliti, che penso sia ancora da perfezionare, ma che già mi sembra abbia funzionato meglio della prima volta (in cui comunque era già piaciuta).
Se siete curiosi di sapere come funziona, andate qui.

A parte questo, comunque, ogni cena di Natale ha le sue caratteristiche:
  • Presso i Custodi del Lago si svolge ogni anno una lotteria i cui premi possono essere cose banali come giochi o dolciumi, ma anche ambitissimi buoni usa e getta per assicurarsi di usare un colore (e tutti ovviamente vogliono il blu per toglierlo a me), oppure mette il veto su un gioco per una serata, oppure, al contrario, la possibilità di obbligare un altro associato a giocarne uno. E questo, con mia grande gioia e con grande disperazione del mio Ex Famiglio, l'ho vinto io. Sai già cosa ti aspetta, maledetto! Finalmente sarai mio!
  • Anche alla Ludoteca Galliatese ha avuto luogo una lotteria, ma di tipo più tradizionale: chi voleva poteva portare dei giochi che non usava più e ricevere in cambio un biglietto per estrarne uno degli altri. Io non dirò che due giochi ho portato (non erano editi da me, ma li avevo scambiati con dei giochi miei in una vecchia fiera), ma ho portato a casa Nome in Codice Visual e Cavum, quindi direi che mi è andata molto meglio che a tanti altri!
  • La grande tradizione di SlowGame è giocare al gioco che su BGG si chiama Eat Poop You Cat, coinvolgendo più persone possibili. Come sempre è stata una mezz'ora di risate a crepapelle ed è bello vedere come anche i gamer più accaniti si divertano sempre con questo passatempo, che sarà anche infantile, ma senza dubbio stimola parecchio la creatività.
    Sì, beh, certo, in occasione di questa cena c'è stato anche un pessimo discorso del Presidente dell'associazione(*), che come al solito ha chiesto attenzione e serietà, ma ha resistito meno di un minuto prima di iniziare a fare battute terribili... Va però detto che quel minuto ha portato dei frutti che spero siano forieri di grandi novità nelle prossime settimane.
    (*)Sì, sto parlando di me stesso.
A cosa abbiamo lavorato
  • Principalmente ci siamo dedicati ai giochi promozionali, che sono stati cinque e che ovviamente dovevano tutti arrivare nei negozi prima di Natale. Il fatto che potessero essere stampati dopo Essen ci ha lasciato un po' di agio nel periodo tradizionalmente più impegnativo dell'anno, ma appena dopo ci siamo ritrovati di nuovo alle prese con file da controllare e mille altri imprevisti da risolvere a tempo di record per far arrivare tutto sugli scaffali in tempo. Meno male che ormai abbiamo parecchia esperienza in questo campo!
    Li trovate qui... E lo so che voi lettori guardate questi titoli con disprezzo, ma come ho già scritto, sono comunque un modo per far giocare la gente e credo di non sbagliare se dico che tutti abbiamo iniziato lanciando dadi e muovendo pedine di un pari numero di passi, no? Stanno avendo successo, il che significa che vengono utilizzati da tantissime persone, quindi meglio che si trovino davanti dei prodotti ben realizzati e curati, in modo che possano far nascere una passione, anziché dei giochi pieni zeppi di errori di inesperienza come spesso capita di vedere in contesti simili.
  • Abbiamo iniziato a lavorare seriamente sullo sviluppo di altri nuovi prodotti per il 2018: uno era già pronto a livello di regole e abbiamo iniziato a occuparci della grafica, mentre su altri due stiamo ancora dando gli ultimi ritocchi di regolamento. Un altro è ancora in fase iniziale, ma pensiamo davvero che sarà bellissimo.
    Insomma: tanta carne al fuoco, come sempre.

Cosa hanno detto di noi
La polemica del mese

Non una vera e propria polemica, ma uno scambio di opinioni che ho seguito con interesse si cela fra i commenti di questo post. Era stata poi ripresa in un altro, effettivamente più acceso, che però è stato poi cancellato.
L'argomento che mi sembra interessante è quanto la percezione di un gioco possa essere influenzata dal gruppo di giocatori. Certo, so benissimo di stare scoprendo l'acqua calda (che comunque è utilissima, eh), ma vorrei approfondire un po' l'argomento. Nel post in oggetto si "affrontano" un giocatore che sconsiglia un gioco perché a suo dire è buggato e due esperti autori di giochi di ruolo e da tavolo, che spiegano che non lo è. Da qui parte un dialogo fra due parti totalmente discordanti, in cui gli autori portano argomentazioni tecniche per definire cosa sia bug e cosa no, mentre il giocatore risponde citando il proprio gruppo di gioco. Alla fine tutti perdono un po' la pazienza, ma si sa che l'internèt è così, quindi non ci stupiamo.
Ora, io da addetto ai lavori ovviamente do ragione agli autori, perché le argomentazioni che hanno portato sono sostanzialmente oggettive ed è giusto che persone come loro o come me, ma anche come i semplici appassionati, le conoscano e sappiano discernere un gioco ben fatto da uno che ha dei problemi o che, come si dice a volte, è invecchiato male.
Però è anche molto probabile che il giocatore non stia rispondendo solo per amor di discussione (non ci metterei la mano sul fuoco, perché la suddetta internèt pullula di troll in ogni anfratto, ma secondo me non è questo il caso), ma perché effettivamente porti esperienze che ha vissuto in prima persona.
E il fatto è proprio questo: le argomentazioni oggettive degli autori sono validissime, su questo non ho nulla da ridire. Ma non dobbiamo fare l'errore di sottovalutare quelle soggettive, perché dopotutto, chi gioca lo fa per divertirsi e passare il tempo, principalmente. Quindi sì, è nostro assoluto dovere cercare di sfornare giochi ben testati, bilanciati e soprattutto non buggati, ma, così come nell'ultimo post (che ho dovuto riscrivere da zero, ve l'avevo detto?) ho messo in guardia i gamers dal rischio di essere troppo elitari, allo stesso modo invito anche noi creatori a non perdere mai la propria anima di giocatori, soprattutto se si sta parlando di party games, magari anche di parecchi anni fa, ma che continuano a mietere grandissimo successo in tutto il mondo.
Anche perché, pur vedendone i limiti oggettivi, ad almeno uno dei giochi citati io stesso gioco sempre con entusiasmo, passando serate in grande allegria. E sì, come nel caso del giocatore in questione, il mio gruppo di amici è sempre stato fondamentale per la buona riuscita di quelle decine e decine di partite e so benissimo che con in altre ludoteche non devo neppure azzardarmi a proporlo.
Sia chiaro, non sto scrivendo che i due autori hanno torto in questo caso: di fatto la penso come loro, però apposta non scrivo né i loro nomi, né i titoli dei giochi (che sono comunque visibili nel post linkato sopra), proprio per esplicitare che non mi riferisco a questo episodio in particolare, ma al fatto generale che ogni giocatore ha i suoi gusti e le sue particolarità, e lo stesso vale per i gruppi di gioco. Personalmente, lo vedo molto spesso con il gioco Citadels, che per molti è considerato un filler, mentre da noi non dura mai meno di un'ora e mezza e viene giocato facendo fumare le meningi per scoprire i vari ruoli. Addirittura a questa questione avevo dedicato il secondo, brevissimo, post di questo blog. Quale era l'intenzione del suo autore? Aveva tenuto conto delle diverse possibili interpretazioni? Lui come lo gioca?
Mi sa che se lo trovo in giro a Norimberga glielo chiedo :)

A cosa ho giocato

A poco o niente: ero troppo impegnato a mangiare, bere e sciare, come scrivo più in basso.

Brick Party (2)
Splendor
Imagine
Thunderstone
Drizzit, il gioco di carte, con tutte le espansioni (2)
Eat Poop You Cat
Riga
In alto i calici
Ethnos
Century: la via delle spezie
Rattus
When I dream (2)
Time's Up blu

Stavolta non darò nessuna impressione su nessuno di questi giochi, perché sono tutti titoli su cui mi sono già espresso o a cui non ho ancora giocato abbastanza partite. Scrivo allora una cosa che forse farei meglio a tacere: il 25 e il 31 dicembre quest'anno non ho giocato a nulla, ma mi sono occupato solo di mangiare e bere. Mi ha fatto piacere vedere che tanta gente ha postato su Facebook la lista dei titoli intavolati sotto le feste, a volte anche costringendo i parenti a giocare controvoglia, ma mi sono anche chiesto perché io invece non lo faccia mai. Sono forse meno appassionato rispetto ai semplici giocatori? Questo lavoro mi ha tolto il gusto di giocare solo per giocare?
Facendo un esame di coscienza, in realtà penso di no: giocare mi piace ancora e quando non riesco a farlo mi manca tantissimo. Però credo che la differenza stia tutta nel fatto che per chi ha un altro lavoro, il gioco sia davvero un'oasi in cui rifugiarsi per staccare dalla vita di tutti i giorni e dimenticare le tensioni professionali, mentre per me, inevitabilmente, è un po' il contrario. Quando sono in famiglia, o con gli amici del bar, per me lo stacco consiste nel non giocare. Il che non significa che se un interlocutore non ludico mi chiede di fargli fare una partita a qualcosa mi dispiaccia, eh. Anzi, in tutta sincerità quando succede sono sempre contento (anche perché, avendo un terreno vergine davanti a me, posso scegliere e proporre qualcosa che davvero ho voglia di intavolare), però difficilmente sono io a proporre a questo genere di persone un gioco in scatola. È più frequente che proponga  una birretta, in effetti ;)