Ormai è consuetudine che, dopo il post ufficiale sul blog di Post Scriptum col bilancio dell'anno appena trascorso, arrivi anche quello più personale che riguarda le mie altre attività ludiche, principalmente come presidente di SlowGame e consigliere dei Custodi del Lago, ma non solo.
Lo dirò senza mezzi termini: questo 2017 è stato in assoluto l'anno più difficile a livello associativo. Il primo motivo è più personale: ho saltato tantissime serate e di conseguenza ho giocato ancor meno dell'anno scorso :(
VITA DA GIOCATORE
Il totale è 234 partite a 146 giochi diversi. Un po' meno rispetto al 2017, molto meno rispetto agli anni precedenti.
Un po', ovviamente, queste cifre risentono dell'alto numero di playtest (soprattutto di Wendake) svolti in associazione, ma quelli ci sono sempre stati, anche quando riuscivo a giocare molto di più. Il problema principale è stato che ho proprio saltato tante serate, specialmente presso i Custodi del Lago, un po' per via di impegni vari nei weekend, un po' per via della stanchezza che, lo confesso, in qualche occasione mi ha tenuto a casa anziché farmi spostare per 50 km.
Poi, va beh, per la prima volta da anni ho anche fatto dieci giorni di vacanza consecutivi negli USA dopo la Gen Con, ma quello me lo sono meritato :)
Escludendo i titoli di Post Scriptum o Placentia, il podio fra i più giocati vede in testa Nome in codice, al secondo posto Diamant e al terzo Port Royal, principalmente proposti nelle serate con giocatori occasionali, come quelle mensili presso la Ca' Buiota, o altre saltuarie qua e là.
Per trovare il primo cinghiale bisogna invece scendere molto in basso, ma non significa che non ne giochi: semplicemente, ne ho provati tanti diversi, la maggior parte dei quali solo una volta. Non è il massimo, perché una sola partita non fa sempre capire bene tutto quello che un gioco di quel genere ha da dare, ma ovviamente per interesse professionale mi interessa provarne il maggior numero possibile, preferendo sempre un titolo nuovo rispetto a una seconda partita a uno già giocato.
Ho anche giocato un torneo, ovvero la terza edizione del Winter is gaming, organizzato da In Ludo Veritas, in cui ho ottenuto un punteggio molto buono con quattro vittorie e un terzo posto, ma va detto che ho giocato solo a titoli che conoscevo benissimo (Ticket to ride: Europa, Cacao, Stone Age, Carcassonne e Kingdomino) perché avevo già detto ai miei compagni di non avere tempo per allenarmi nelle settimane precedenti :)
Comunque, una bella giornata, che è la cosa più importante.
VITA DA ASSOCIATO
E qui veniamo al secondo motivo di cui parlavo sopra e a cui si riferisce il titolo del post: SlowGame, l'associazione di cui sono stato presidente negli ultimi due anni e consigliere nei precedenti sei (e per almeno altri due), ha perso improvvisamente la propria sede, proprio nel momento in cui stava conoscendo una fase di grande entusiasmo, con grande affluenza sia nelle tre occasioni settimanali del lunedì sera, giovedì sera e sabato pomeriggio, dedicate rispettivamente a giochi da tavolo, wargames e giochi collezionabili, sia nella serata mensile in cui stavamo portando avanti la campagna di ruolo multitavolo.
Stare ora a scrivere nel dettaglio quali siano state le cause scatenanti dello sfratto non è opportuno, né particolarmente interessante, secondo me, ma il discorso di fondo è che il mondo è un posto complicato e a volte gli equilibri possono essere minati anche da piccoli episodi. Più volte ho cercato di sensibilizzare gli associati riguardo al fatto che i rapporti con altri enti e istituzioni vadano gestiti con estrema attenzione e diplomazia e a non minimizzare i loro possibili effetti futuri. Difficilmente, al giorno d'oggi, un'associazione ludica è vista come un interlocutore interessante, purtroppo. Per riuscire a strappare spazi, sovvenzioni o qualsiasi altro tipo di beneficio, bisogna lavorare con estrema attenzione e far capire che il ruolo che svogliamo sul territorio può ben amalgamarsi a molte altre attività, sia ricreative, sia culturali. Altrimenti si corre il rischio di passare anni a organizzare eventi, spesso e volentieri anche fornendo tempo e forze ad altre associazioni per dimostrare buona volontà, e poi alla fine essere visti come dei bambocci che giocano coi soldatini.
Fa male, e sono certo che chi legge questo blog mi può capire benissimo.
Si torna quindi nuovamente a un punto già toccato in passato, ovvero al rischio che gli appassionati di giochi si credano parte di un'elite superiore e che guardino con disprezzo i babbani, come li chiamano alcuni. Anche nelle associazioni di cui faccio parte io mi è capitato di sentire qualcuno dire "ma a me interessa solo venire qui a giocare. Non ho nessuna voglia di fare gli eventi aperti al pubblico, le cose per i bambini e tutte quelle menate lì", ma quello che vorrei far capire, a chi la pensa così, è che se hai un posto per giocare, con riscaldamento, servizio bar e armadio pieno di giochi è proprio grazie agli eventi aperti al pubblico, organizzati in collaborazione con altre associazioni o con le istituzioni.
NESSUNO là fuori ci guarda con ammirazione e occhi sognanti come fossimo dei dell'Olimpo. Qualcuno ci guarda con curiosità, molti ancora ci vedono come dei bambinoni perdigiorno, che magari stanno occupando uno spazio che "servirebbe a qualcosa di utile davvero".
A livello culturale siamo ancora immensamente indietro, nella promozione del valore del gioco. Certo, internet aiuta a diffondere sempre più la nostra passione, ma allo stesso tempo rischia di accentuare ancora di più il divario fra chi è sufficientemente interessato da frequentare siti e social network e chi invece non lo fa e quindi non saprà mai che esistiamo.
L'unico modo è darsi da fare nelle piazze, nelle scuole, negli eventi. E instaurare un dialogo convincente con il proprio Comune, la propria Pro Loco o altre istituzioni che di norma sono anche disponibili a collaborare, se riusciamo a spiegare cosa facciamo, perché di certo non saranno loro a venire a cercare noi.
Il nostro settore sta crescendo a ritmo indiavolato. Gli appassionati sono sempre di più, sempre più affamati di novità, sempre più disposti a spendere e sempre più disposti a muoversi per partecipare alle fiere, ma non lasciamoci ingannare pensando di aver già raggiunto una massa critica tale da provocare una rivoluzione culturale.
Dobbiamo farlo, sì. E possiamo farlo, perché siamo motivati e sappiamo che il nostro hobby ha un'infinità di effetti positivi su chi lo pratica, ma al momento siamo ancora solo una scintilla.
La strada per riuscire a illuminare tutto è ancora parecchio lunga.
Caspita! Mi dispiace davvero molto per la perdita della vostra sede, spero che riusciate al più presto a trovarne un altra! Lo dico sapendo quanto è difficile, spesso non basta nemmeno essere in buoni rapporti con enti e istituzioni (Condizione comunque necessaria, senza...auguri)!
RispondiEliminaPer noi, all'epoca, è stato necessario un proverbiale colpo di fortuna, senza il quale forse non esisteremmo.
Come voi anche noi siamo cresciuti molto dalla fondazione, e piano piano i frequentatori abituali stanno diventando assidui, spargono la voce, portano amici...e anche realtà in apparenza molto distanti stanno iniziando a interessarsi al nostro operato.
Sono assolutamente convinto che quello che fate (e facciamo), SERVE, è SOCIALMENTE UTILE, e nel caso peggiore è semplicemente un hobby sano e estremamente appagante.
Che dire? Tieni duro! Stai facendo un lavoro eccellente come editore (Argh, non ho ancora provato Wendake però!) e non ho dubbi sull'altrettanto eccellente lavoro come Presidente...vi auguro di riprendervi da questa inaspettata batosta al più presto!
Grazie mille per l'apprezzamento :)
RispondiEliminaRiguardo al fatto che ciò che facciamo sia socialmente utile, sono d'accordo al 100%: ne sono davvero convinto in pieno. Per il resto, sì... Stiamo comunque proseguendo almeno con una serata a settimana e a breve dovremmo ripartire anche col resto. I soci attivi sono una quarantina e ci stiamo rimettendo in piedi.
Ora sono stato promosso vicepresidente, però! :D